Per la rigenerazione cellulare tendinea oggi viene utilizzato il PRP, platelet-rich plasma, ovvero il plasma arricchito di piastrine.
Il PRP viene ottenuto da un prelievo di sangue del paziente stesso: così facendo si evitano fenomeni di rigetto.
Il sangue viene successivamente centrifugato in modo tale da ottenere una sospensione di plasma arricchito di piastrine che viene quindi infiltrato, sotto controllo ecografico, nel tendine degenerato.
Le procedure di prelievo e di successiva infiltrazione vengono eseguite in laboratorio e hanno una durata di pochi minuti.
La riparazione del tessuto è favorita dalle piastrine, che hanno la proprietà di liberare fattori di crescita e nello stesso tempo di combattere l’infiammazione e favorire la formazione di nuovi vasi sanguigni.
Le cellule mononucleate circolano nel sangue e nel midollo osseo e hanno la capacità di rigenerare e riparare i tessuti, non solo differenziandosi ma anche trasformandosi in nuovo tessuto che sostituisce quello danneggiato.
La procedura prevede un prelievo di sangue dal paziente, che una volta trattato viene infiltrato nel tessuto danneggiato.
Le cellule mesenchimali sono cellule non specializzate in grado di produrre diverse tipologie di cellule che compongono il tessuto scheletrico e posseggono proprietà rigenerative dei tessuti.
Da tali cellule derivano quelle che compongono la cartilagine (condrociti), cellule adipose (adipociti) o ossee (osteoblasti).
Le cellule mesenchimali possono facilmente essere prelevate dal tessuto adiposo del paziente, grazie alla facilità di accesso, alla maggiore concentrazione e alla minore invasività della tecnica di prelievo da questo tessuto.
Presso il mio ambulatorio pratico la mesoterapia. Si tratta di una procedura caratterizzata dall’utilizzo di un piccolo ago (lungo 4 mm), così piccolo proprio perché deve raggiungere il mesoderma che è lo strato più superficiale della pelle (quindi non profondo). Nella siringhe si immette una fiala di anti-infiammatorio e anestetico. Si eseguono diverse “punturine” nella zona da trattare. Si creano come dei “ponfi” che non sono altro che dei serbatoi che rilasciano i farmaci lentamente attraverso i vasi e i canali piliferi lì dove noi vogliamo che vadano, in modo tale da trattare in modo selettivo e specifico il problema.
La mesoterapia viene utilizzata per il trattamento di diverse patologie ortopediche: contratture muscolari, distorsioni di caviglia, epicondiliti-epitrocleiti, strappi o contratture muscolari ed in particolare le contratture parascapolari (le più difficili da curare, soprattutto se cronicizzate), le tendiniti inserzionali del rotuleo, dell’achilleo e le distorsioni dei legamenti.
L’epicondilite rappresenta una patologia che, seppur non grave, spesso non risponde alle classiche cure proposte.
Innazitutto per epicondilite si intende una infiammazione dei tendini che si inseriscono all’epicondilo laterale (gomito esterno). Ma è una definizione erronea che identifica la fase finale di un problema che invero nasce da una degenerazione dei tendini stessi. In particolare per degenerazione si intende una alterazione della struttura tendinea che diventa poco performante, “vecchia” e quindi non più in grado di sopportare gli stress a cui quotidianamente è sottoposta. Quindi si infiamma e quindi fa male. Per questo motivo le cure devono mirare a rigenerare (a dar vita) ad un tendine “vecchio”.
E’ chiaro quindi che le infiltrazioni con Cortisone, come usualmente vengono eseguite, hanno solo lo scopo di ridurre la infiammazione ma non certo sono in grado di rivitalizzare il tendine.
Esiste oggi una procedura eco-guidata per il trattamento delle epicondiliti che permette di evitare il ricorso alle classiche terapie elettromedicale (come ad esempio onde d’urto-TECAR) o alle infiltrazioni con cortisone.
Il paziente si pone semiseduto sul lettino. Si identifica con l’ecografia l’area degenerata del tendine. Si praticano pochi cc di anestetico e, sempre sotto controllo ecografico, si “gratta” il tendine in corrispondenza della sua attaccatura all’osso. Lo scopo è quello di creare dei micro sanguinamento in modo tale da “nutrire” e quindi rigenerare il tendine. In più, in accordo col paziente, al termine della procedura, sempre sotto controllo ecografico, si può praticare una infiltrazione con i fattori di crescita (PRP) per implementare lo stimolo rigenerativo del tendine.
La procedura è totalmente asintomatica, il paziente non avverte dolore né durante né dopo la procedura.
Il programma post-procedura comprende una serie di esercizi di stretching e di rinforzo muscolare che il paziente dovrà fare a casa seguendo uno schema che gli verrà consegnato al termine della procedura stessa.
E’ possibile quindi con un’unica procedura risolvere un problema che spesso fatica a risolversi richiedendo lunghi periodi di terapia.
